lunedì, aprile 30, 2007

Supermarket

Non c'è luogo più spersonalizzante, alienante, stressante del supermercato, che col mercato oggi non ha proprio niente a che vedere, se non il nome che è rimasto, accoppiato a super.

Tra i corridoi stracolmi di marche, colori, numeri, perdi addirittura la cognizione del tempo o forse è là dentro che scorre più lentamente come nella piraide di Cheope?
Sei costantemente messo di fronte a una decisione qualsiasi prodotto acquisti, a partire dallo shampoo: per tutti i tipi di capelli, per capelli grassi, secchi - e fin qui è accettabile - si continua con shampoo superrinforzante con proteina b2 e b6, per capelli stressati, per capelli colorati, sottili, che si spezzano, shampoo per capelli difficili da gestire, (che sono quelli degli ultras e degli adolescenti con la sindrome di linus) per capelli crespi, ricci, sfibrati, per capelli che valgono...tutte queste opzioni per poi andare a scegliere quello da primo prezzo che non ha nemmeno la doppia "o".
Non so perché, fare la spesa al supermercato mi snerva e mi stanca molto di più di un'ora di footing con raffreddore, in salita (e non sono atletica) infatti di solito torno a casa col mal di testa assurdo e senza rendermene conto infilo i biscotti nel frizer e il caffè in frigo.



E poi al supermercato fai gli incontri più disparati. Puoi incrociare il tuo vicino di casa, quello che alle elementari ti tirava le trecce, l'amico di famiglia, gli ex, il pusher, chi ti tira le guance, chi ti tira le frecciate, coltellate, sassate, chi ti attacca trecentoquaranta bottoni per venderti il caffè, quelli che ti amputano tutte e cinque le dita dei piedi con il carrello, la vecchietta che non arriva a prendere lo scottex, il bambino che frigna per le merendine, la zitella acida, il perfido datore di lavoro, holly e benji due fuoriclasse...
La cosa più buffa è che spesso adottiamo misure camaleontiche per evitare di essere visti.
ATTENZIONE! Sconsiglio vivamente di prendere la prima cosa che si ha sottomano e di far finta di leggere attentamente dietro la confezione, magari in turco. (L' ho sperimentato in prima persona con quello che mi faceva catechismo, una persona non proprio amabile che non mi vedeva in chiesa dai tempi della prima comunione, con una paresi facciale perenne, che non sorride nemmeno se gli tiri le labbra e le fermi col biadesivo.)
Lo intravidi mentre cercavo una scatola di cerotti e presi la prima cosa che avevo sottomano, che era poi un test di gravidanza e io quel giorno volevo comprare solo un chilo di pane e una scatola di cerotti.