giovedì, marzo 23, 2006

Dì'stanze'



Ieri notte c'eri tu a scaldarmi mentre distesa su un letto disfatto abbandonato da mesi tenevo in mano il telefono verde bottiglia. Dall' altro lato l'odore delle arance e lo scatto ripetuto di un accendino che scintilla.
Nessun odore familiare tra quelle quattro pareti storte, né tabacco, né dopobarba, né odore di polvere.
Solo un sentore di abbandono che spogliava gli oggetti e li rendeva nuovi, senza correlazioni.
Guardavo la stanza come fosse la prima volta, la tastavo in ogni angolo con lo sguardo per ricostruirne la forma, le dita fredde come al solito, ma gli angoli sembravano aprirsi.

Ti sei avvicinato trattenendo il respiro e con lentezza mi sei salito sopra, il tuo corpo morbido contro le mie costole, le dita tiepide. Il mio diaframma che si alzava appena, restisteva, tremava, cadeva.

"Quanti chilometri sono?"
"Tanti" (in apnea...)

"Non sono tanti, né pochi, sono semplicemente troppi"



Aspetta. Resta. E ti sistemi tra di me come su un trono.


Poco ossigeno in cambio di un po' di calore.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella... non ho chiare le frasi finali, dal rosso in poi... Sono connesse col "racconto"?

letz ha detto...

sono connese.

le frasi colorate riguardano una conversazione al telefono, io sono il fucsia.